Ma chiste m'i tira a rinte ‘e mane, dicevano i nostri genitori dopo una nostra bricconata. Ebbene così mi vien da scrivere ancora una volta nel rivedere, seppur al computer, i mostri terribili che come incubi ritornano in modo insistente a passarmi sotto il naso. Questa volta ci ha pensato una collega giornalista torrese, che ha postato in sette otto gruppi di facebook un pezzo dedicato al creator di mostri torrese e al suo orribile presepe con figure a grandezza naturale esposte nel Duomo di Napoli. Una brava giornalista non deve necessariamente capire di arte ma basta anche un occhio poco avvezzo alla bellezza per capire che “l’eccezionale presepe” presentato come evento artistico - culturale di grande portata, è la solita colossale pessima bubbazza ad opera dello stesso autore che ha disseminato per la nostra città altri simili papocchi. Stavolta dobbiamo ringraziare il Cardinale Sepe (anche lui riprodotto in pessimo modo nel citato presepe) che, ospitando nella sua importante dimora tale…capolavoro, ha evitato che fosse piazzato da qualche parte nella nostra Città. Mi limito a fare solo alcune osservazioni sfuggite alla collega, sicuramente in modo casuale, su alcuni aspetti di questo presepe. La figura di San Gennaro è presentata nell’articolo come figura centrale di grande impatto culturale ed artistico; ebbene la scultura in esame presenta solo un volto modellato in modo pessimo e deforme ed è corredata da un vestito impupazzato con qualche lenzuolo tirato fuori dal corredo di famiglia, uno scialletto da banco dei cinesi (areta ‘a piazzetta) ed ha dei guanti bianchi alle mani, modello corte francese del 17° secolo, il Santo come si sa è vissuto nel 300 DC: più che un’operazione culturale è un pugno allo stomaco e al buon gusto. Un San Gennaro così non si era mai visto in tutta la sua iconografia, ma nemmeno in 7 tutta la storia universale dei Santi se n’era visto qualcuno raffigurato con guanti da damerino. Poi ci lagniamo che quest’anno San Gennaro non ha fatto il Miracolo. La realtà è che all’autore, come si vede nei “mostri” precedenti (vedi Don Raffaele Scauda in Piazza del Buon Consiglio o il Cristo Salvatore sul molo di Ponente) le mani proprio non le sa sagomare, come tutto il resto d’altronde; allora quale miglior soluzione se non quella di prendere qualche manichino di plastica e rivestirlo col corredo della nonna.
E avanti così…al prossimo incubo.
Angelo Di Ruocco
L'editoriale è anche disponibile sul numero 243 de "La tófa", in edicola dal 28 gennaio 2017